Sono poesie e musica d’acqua i dipinti di Stefania Camilleri.

La pittrice inaugurerà la sua prima personale, “Acqua, Luce e Colore”, mercoledì 6 ottobre alle ore 18 alla Galleria della Tartaruga, in via Sistina 85/a, e la Mostra si protrarrà fino al 15 ottobre.

Si stenta a credere che un’artista del livello di Stefania sia, per così dire, alle prime armi, che quella che sta per inaugurare sia appena la sua prima mostra. Chi già conosce la sua pittura, infatti, riscontra in essa una maturità espressiva, una sapienza compositiva, un lirismo cromatico che sono oggettivamente rari in un pittore che abbia alle spalle soltanto poco più di un anno e mezzo di esperienza nella tecnica, così delicata, evanescente e rarefatta come quella dell’acquerello.

Eppure Stefania, come ogni autentico artista, non è mai soddisfatta e appagata dei risultati del proprio lavoro e afferma che un dipinto le appartiene esclusivamente nel suo divenire, mentre ella è intenta a crearlo, estatica e stupita, nella fase e nella progressiva scoperta degli esiti prodotti dalla sua interazione dialettica con i colori e con gli effetti dell’acqua.

Quando il dipinto è terminato, la catarsi creativa si è esaurita e l’opera compiuta non la interessa più: è il dipingere che la ispira, la stimola, le urge, e non già, non più il dipinto. Sembra apparentemente in contrasto questa modalità espressiva, questo stupore creativo attraverso la volubile ed evanescente mutabilità dell’acqua, con la formazione logico – analitica di Stefania, insegnante di matematica: il suo esprimersi attraverso un linguaggio come quello dell’acquerello, e precipuamente la sua personalissima e variegata modalità di comunicazione, sembrano infatti sottrarsi a una codificazione razionale.

Ma il contrasto è solo apparente: in realtà l’arte di Camilleri è la sublimazione di un’ intima urgenza di completezza, e la pittrice realizza compiutamente se stessa attraverso i percorsi artistici ed onirico – simbolici che le consentono di esorcizzare una realtà esclusivamente concepita entro gli schemi logici e razionalistici.

Ecco allora che abbiamo le immagini luminose e trepidanti di quei fiori, il cui delicato cromatismo avvolge l’intero foglio ove sono dipinti e sembra addirittura volerne travalicare i confini per espandersi nell’aria circostante; ecco quei paesaggi marini soffusi di accorata solitudine e come sospesi in un’immobilità spazio-temporale, quasi a voler dilatare i confini reali entro gli orizzonti sconfinati della mente e dell’animo.

Alberto Averini (Letterato e Poeta)