Con l’avvento delle avanguardie del primo Novecento, i confini fra poesia e pittura non sono sempre chiaramente definibili.

Nei calligrammi di Apollinaire, le parole del testo si dispongono in figure di oggetti, ne determinano la forma, come farà successivamente Pasolini con le poesie in forma di rosa.

Nel palombaro di Govoni, parole e disegni si accompagnano reciprocamente, si illustrano a vicenda.

In tutti questi casi, la parola è sempre strettamente congiunta all’immagine.

Ma ciò che nelle avanguardie è avvertito come trasgressione, come rottura con la tradizione, come provocazione, nel “progetto” di Stefania Camilleri diventa affermazione dell’unità delle arti, fusione di sensazioni di diversa origine sensoriale, corrispondenza analogica, come in buona parte della produzione artistica contemporanea.

Complimenti Stefania!