Sinapsi dell’universo (2025) Tecnica mista su dibond cm 120×60
in bilico tra pensiero e universo, impreziosita da piccole pietre dure, perle e zirconi, a suggerire la sacralità nascosta del tutto.
Come se il cosmo stesso fosse un’idea che si propaga.
Un’opera che interseca la rete di galassie che ci contiene e il cervello che la immagina: una trama fluida, fatta di scintille e risonanze, come un web cosmico dove ogni nodo è pensiero, ogni link è intuizione.
Non c’è direzione obbligata, né gerarchia.
E’ una ragnatela: elastica, forte, viva.
Una sinapsi stellare, un punto d’incontro tra materia e coscienza.
Nel 2020, l’astrofisico Franco Vazza e il neurologo Alberto Feletti hanno comparato dati e modelli computazionali per dimostrare una sorprendente somiglianza tra la rete di galassie dell’universo e la rete neuronale del cervello umano.
Pur su scale lontanissime (oltre 27 ordini di grandezza), entrambe le strutture mostrano livelli simili di complessità e interconnessione. Galassie e neuroni si distribuiscono secondo logiche emergenti, suggerendo che il pensiero e la materia stellare possano obbedire a leggi comuni.
L’opera rappresenta questa analogia straordinaria: una rete fluida, viva, fatta di nodi luminosi e interazioni, in cui cosmo e coscienza si specchiano.
Questa somiglianza tra cervello e universo ci spinge a chiederci se la coscienza sia una proprietà esclusiva della mente, o una qualità diffusa, una trama nascosta nella struttura stessa del reale.
Già i filosofi antichi parlavano di un cosmo ordinato e vivente: Eraclito lo chiamava logos, Giordano Bruno ne intuiva l’infinità animata da scintille di intelligenza.
Oggi, tra neuroscienze e cosmologia quantistica, si riaffaccia l’idea che pensare e osservare siano atti della stessa sostanza connettiva.
L’opera non dà risposte, ma le fa risuonare. Come le stelle, come i pensieri: collegate da ciò che non si vede.