Una cometa… presa per la coda (2025) Tecnica mista su dibond cm 120×40
Afferrare una cometa è come tentare di trattenere un’eco con le mani.
Creatura di luce e silenzio, taglia il buio con un sussurro dorato. È fatta di tempo antico, di polveri di pianeti mai nati, di ghiaccio che non ha mai toccato fuoco. Una viandante che non si lascia trattenere, ma che per un attimo, si è voltata.Come una sirena celeste che accetta lo sguardo, poi scompare. C’è qualcosa di sacro e selvaggio nelle comete. Annunciano cambiamenti, ribaltano destini. Una volta erano temute, ora sono studiate. Ma il mistero non si è sciolto.
E questa, tra tutte, ha lasciato il suo passaggio inciso sulla pelle dell’universo —una scia d’oro nel blu cosmico.
A volte il cielo si rompe. E da quella fessura, irrompe una cometa. Non chiede permesso. Non resta. Brucia il buio con una coda luminosa e attraversa il tempo come un messaggio cifrato. Abbiamo provato ad afferrarla, e forse per un istante, ci siamo riusciti.
Una cometa presa per la coda: ecco l’illusione, il sogno, il desiderio primordiale di trattenere qualcosa che per sua natura sfugge. Nel cuore dell’opera si avvolge un vortice dorato — come una danza congelata nel vuoto — circondato da azzurri profondi e bagliori stellari. Non è solo un corpo celeste: è un’epifania.
La cometa non torna mai uguale.
Ma ogni volta ci guarda, e per un istante, siamo noi a sentirci antichi.
sono residui della formazione del Sistema Solare: frammenti di ghiaccio, roccia e polveri che orbitano il Sole su traiettorie spesso lunghissime e ellittiche. Quando si avvicinano alla nostra stella, sublimano, liberando una scia luminosa che può estendersi per milioni di chilometri.
E poi c’è lei, la più misteriosa: la Cometa di Betlemme
Non ha un nome ufficiale, ma da secoli si cerca di identificarla. Alcuni pensano fosse una supernova, altri una congiunzione planetaria (Giove e Saturno nel 7 a.C.), altri ancora una vera cometa. C’è chi propone proprio la Cometa di Halley, che passò nel 12 a.C.