K2-18B (2025) Tecnica mista su vetro. Ø cm 60

Testo narrato

… un pianeta che avrebbe potuto
essere il nostro

C’è un pianeta, là fuori, che custodisce un enigma: una frattura, un’antica Pangea che non è la nostra, spaccata come un ricordo cosmico, nella dura pietra della diorite, tra mari e oceani che non conoscono continenti.

Non è la Terra, ma potrebbe esserlo stata.

O esserlo altrove.

Là dove il tempo è giovane e la vita ancora un’ipotesi.

In questa spaccatura pulsa la memoria di un cosmo che ha inciso nella materia le sue mappe segrete.

Forse un messaggio per chi saprà leggerlo.

Una Pangea cosmica?

K2-18b, pianeta extrasolare nella costellazione del Leone, ha dimensioni intermedie tra la Terra e Nettuno. È immerso in una spessa atmosfera idrogenata che potrebbe racchiudere un oceano liquido.

Nel 2023, il telescopio spaziale James Webb ha rilevato tracce di vapore acqueo, metano e anidride carbonica, aprendo ipotesi sulla presenza di ambienti compatibili con la vita.

La sua rappresentazione come una Pangea cosmica spaccata evoca memorie universali: non solo geologiche, ma anche simboliche.

L’opera richiama la ricerca di un’origine comune, un continente primordiale del cosmo, che l’astroarcheologia suggerisce potesse essere percepito – o immaginato – dalle antiche civiltà.

Un archetipo universale che torna nei miti di creazione, nella divisione delle acque, nei simboli scolpiti nella pietra.

K2-18b diventa così una chiave, una frattura da cui – forse – può ancora sgorgare la vita.