Planet XAR-7  (2025) Tecnica mista su legno. Ø cm 50

Testo narrato

Planet XAR-7 non somiglia a nessuno…

Né al re dei gas, né ai pianeti minori, ma fluttua su se stesso, senza padroni.

Strati di rame, blu e grigio si sfiorano senza mai fondersi,
come venti contrari in eterno corteggiamento.
È il pianeta del “quasi”, dell’incompiuto, dell’eccezione.
Ma forse proprio per questo è l’unico a ricordare che la bellezza,
nel cosmo come nell’anima, nasce spesso dalla disobbedienza della materia.
E da un incontro non previsto, tra me e lui. Non era previsto. Non era calcolato.
È apparso un giorno sulla tavola di lavoro come fanno certe idee: ostinate, fuori schema, eppure inevitabili.

Un pianeta gassoso, sì, ma non come gli altri: una tempesta che ha dimenticato perché è iniziata.

La leggenda silenziosa di XAR-7
Si racconta che agli albori dell’universo,
quando le orbite non erano ancora strade
ma intuizioni,
un frammento di tempo si staccò dal suo corso
e si perse tra i vapori stellari.
Quel frammento, incapace di appartenere a un sistema,
cominciò a girare su se stesso,
senza una logica né una direzione,
accumulando sbuffi di metalli liquidi,
correnti perdute, e il ricordo confuso di un’origine che non esisteva.
Gli dei delle orbite — se esistono —
non lo riconobbero.
I cataloghi celesti non lo contenevano.
Le civiltà aliene non osavano nominarlo,
perché temevano il contagio dell’imprevedibile.
Eppure, tra i viaggiatori interstellari si sussurra:
se incontri XAR-7, qualcosa in te cambierà.
Non saprai più distinguere
tra ciò che hai scelto e ciò che ti ha scelto,
tra il progetto e la possibilità.
Un mondo che sembra nato da un errore ma che, proprio per questo, ha trovato il coraggio di esistere.

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Planet XAR-7 – Anomalia atmosferica non classificata (XAR come eXceptional Atmospheric Rift – fenditura atmosferica eccezionale. Il 7 è un numero simbolico, spirituale)

Planet XAR-7 è un ipotetico pianeta gassoso appartenente alla categoria degli “eccentrici atmosferici”, una nuova classe teorica di esopianeti caratterizzati da stratificazioni atmosferiche instabili e mutevoli. A differenza di Giove o Saturno, non presenta bande regolari ma turbolenze disordinate, forse dovute a una migrazione interrotta o a una collisione primordiale.
Si ipotizza che possieda un nucleo roccioso molto piccolo o assente, e che l’alternanza di nubi metalliche e molecole complesse (rame liquido? idrocarburi blu? vapori carboniosi?) ne faccia un caso quasi unico.
L’assenza di simmetria lo rende affascinante per la ricerca astrobiologica e planetologica:
è un pianeta che non avrebbe dovuto formarsi… eppure esiste.
Un’eccezione che obbliga a rivedere i modelli.
Un richiamo alle zone grigie (e blu e rame) dell’universo.
Potrebbe assomigliare a quelli che gli astronomi chiamano “Hot Neptunes” o “Warm Saturns”, pianeti gassosi più piccoli di Giove ma ancora dominati da venti violenti e nubi impazzite. La sua composizione non è del tutto chiara: ammoniaca? idrocarburi? vapore metallico? Non importa. È la sua anima cromatica che conta.
E la storia che ci lega?
Io non volevo crearlo.
Lui non voleva farsi ignorare.
Alla fine ci siamo riconosciuti: due entità fatte di mescolanze non volute, di derive.
Ci siamo incontrati e riconosciuti.
E lì ci siamo detti:
“Non dovevamo nascere così, eppure eccoci. Facciamocene un destino.”
Forse ogni tanto, nell’universo, qualcosa vuole solo essere visto.
Anche se non aveva un nome. Anche se non era previsto.
Anche se era solo una tempesta che ha imparato a ruotare