Silenziosa Luna (2025) Tecnica mista su legno Ø 50 cm

Testo narrato

Questa Luna artistica è una metafora di quel lato: non quello che illumina, ma quello che contiene. Non la forma, ma il fondo. È la Luna dell’inconscio, dei sogni, dell’alchimia interiore.

“Non splende. Non parla. Custodisce”

È l’occhio chiuso del cielo, la metà oscura della coscienza, l’arca di ciò che non può essere detto.

Al suo interno le vene della notte scorrono dense, tra oro sepolto e ceneri stellari.

È Luna madre, Luna alchemica, Luna delle origini.

Nel suo silenzio il tempo si ritrae e il mondo si raccoglie in un solo battito interiore.

Silenziosa Luna è dunque una riflessione sulla presenza di ciò che non si vede ma esiste:
la forza che agisce nel buio,
la materia che sfugge alla luce,
la conoscenza che non si grida — si sussurra.
Silenziosa Luna

La Luna è il nostro satellite naturale, ma anche molto di più. È un archivio cosmico, un testimone silenzioso delle origini del Sistema Solare.

Non ha atmosfera, non ha vento, non ha pioggia. Nulla erode le sue cicatrici. I crateri che vediamo oggi — e che Silenziosa Luna evoca in rilievo — sono gli stessi di miliardi di anni fa. È memoria pura. Geologia congelata nel tempo.

Ma questa Luna non guarda la Terra. Questa è la faccia nascosta, o meglio, non visibile: non perché oscura, ma perché eternamente rivolta altrove. La Luna, infatti, mostra sempre la stessa faccia a noi per un fenomeno chiamato rotazione sincrona.

E allora ci domandiamo:

Che cosa custodisce quel lato che non vedremo mai ad occhio nudo?

Questa Luna artistica è una metafora di quel lato: non quello che illumina, ma quello che contiene.

Non la forma, ma il fondo.

È la Luna dell’inconscio, dei sogni, dell’alchimia interiore.

E c’è anche una Luna che pulsa sotto la superficie:

Le missioni spaziali cinesi e indiane stanno esplorando il polo sud lunare, dove si nasconderebbe ghiaccio d’acqua nelle profondità delle ombre eterne. Alcuni ricercatori ipotizzano che la Luna contenga tunnel di lava antichi, potenzialmente abitabili. Altri, come Penrose, teorizzano impronte di universi passati nel fondo cosmico delle onde gravitazionali — e se fossero tracciabili anche sulla Luna?

Inoltre, la Luna influisce sulle maree, sugli animali migratori, e perfino sui ritmi biologici umani. È come se una parte del nostro corpo rispondesse ancora a lei.

Miti, archetipi e inconscio lunare

La Luna non è solo un corpo celeste: è archetipo. In tutte le civiltà è stata vista come madre, dea, soglia, specchio e mistero. Un simbolo di tutto ciò che cambia, si nasconde, ritorna.

Nell’antico Egitto era Iside, colei che raccoglieva i frammenti e li ricomponeva. In Mesopotamia era Sin, dio del tempo e della saggezza. Per i Greci e i Romani era Selene, Artemide, Ecate: tre volti in uno, come le fasi lunari.

Nel mito, la Luna governa i sogni, le maree e il ciclo della vita — nascita, morte, rinascita.

Per Jung, la Luna rappresenta l’inconscio femminile, il mondo sommerso delle emozioni e delle intuizioni, l’opposto complementare del Sole, simbolo della coscienza razionale.

Nel viaggio dell’Io, la Luna è il passaggio obbligato: l’ombra che va attraversata per giungere all’interezza.

In molte culture sciamaniche, la Luna è una porta: chiusa al giorno, aperta alla notte. È associata alla memoria ancestrale, all’acqua, alla ciclicità.

Il suo mutamento continuo ci ricorda che tutto fluisce, che nulla resta uguale, che l’essere è divenire. Ma la Silenziosa Luna non urla i suoi segreti. Li custodisce, come un archivio dell’anima del mondo.

È la Luna che ci guarda da dentro.

E ci invita — con delicatezza lunare — a guardar dentro anche a noi stessi.